The Good Place – La parte rosa della TV
Scritto da il 23 Aprile 2020
Consigli “in rosa” per questa settimana. Assistiamo ormai da anni a un trend che, a questo punto, sembra felicemente confermato: la serialità televisiva è sempre più innamorata dei propri personaggi femminili. Sul piccolo schermo abbondano – e trionfano – le donne, protagoniste indiscusse di storie in cui l’elemento maschile c’è ma rischia quasi di non vedersi, se non illuminato dalla loro presenza sulla scena.
Intendiamoci, anche nei primi, gloriosi decenni di vita della tv esisteva per le attrici la possibilità di essere scritturate come protagoniste o co-protagoniste. Poteva capitar loro di interpretare la strega Samantha Stephens, che doveva tenere nascosti gli straordinari poteri magici per non infastidire il marito, mediocre pubblicitario e uomo comune (Vita da strega). Potevano essere Jeannie il genio, che aveva come suprema missione quella di esaudire i desideri del suo capitano, con un copione da far rabbrividire generazioni di sociologi, antropologi e femministe (Strega per amore). Potevano essere dei tostissimi Angeli, sì, ma di Charlie, che impartiva ordini telefonici (Charlie’s Angels). Protagoniste dichiarate nei titoli, ma alla ricerca della loro ragion d’essere nel costante confronto con i personaggi maschili.
Già dalla fine degli anni ’90, tuttavia, un cambiamento sostanziale è visibile. Le streghe smettono di preparare la cena ai mariti e iniziano a combattere i demoni (Streghe), mentre le loro coetanee (o quasi) cacciano vampiri (Buffy l’ammazzavampiri), scoprono antichi tesori (Relic Hunter) e sono principesse guerriere (Xena). Gli uomini ci sono, ma si fa fatica a ricordarli.
Il XXI secolo porta con sé un’altra novità. Queste donne, oltre che splendide protagoniste di prodotti sempre più curati e sofisticati, iniziano ad essere anche vere. O, meglio, verosimili. Non più solo corsetti e armature, poteri soprannaturali, imprese epiche e avventure adrenaliniche: anche una ragazza dalla vita apparentemente normale può meritare una serie tutta per sé, se si trova il modo per raccontarla. Arrivano così Veronica Mars (Veronica Mars) e le ragazze Gilmore (Una mamma per amica), le signore del wrestling (Glow) e le detenute (Orange Is the New Black), Olivia Pope (Scandal) e Annalise Keating (Le regole del delitto perfetto), per fare qualche celebre esempio. Personaggi diversi ma non troppo, accomunati da qualità sempre più riconosciute alle donne: resilienza e tenacia, senso pratico e ingegno.
Se, quindi, in questa nuova settimana di quarantena avete bisogno di un po’ di sano girl power (o se voi, uomini, non sapete più come prendere le donne con cui vi tocca interagire e volete conoscere meglio l’animo femminile), ecco alcune serie tv, rigorosamente divertenti perché l’umore al momento è già quello che è.
Su Amazon Prime Video le regine indiscusse, grandi rivali nelle ultime edizioni di Emmy e Golden Globe, sono Miriam Maisel e “Fleabag”. La prima, generata dalla madre delle Gilmore, Amy Sherman-Palladino, è La fantastica signora Maisel: 3 stagioni (e una quarta confermata) per tornare nella New York della fine degli anni ’50, accompagnati dalla deliziosa Rachel Brosnahan nei panni (alla moda) di una ricca casalinga che, insieme al tradimento del marito, scopre di essere molto più indipendente, capace e divertente di lui, soffiandogli in una notte il sogno di diventare un comico professionista.
Atmosfere diverse in Fleabag, commedia drammatica scritta e interpretata da Phoebe Waller-Bridge, come l’omonima opera teatrale da cui è tratta. Siamo nella Londra contemporanea e a mettere in moto la storia non è un divorzio ma un suicidio. Della protagonista non si sa il nome, perché potrebbe essere una qualunque 30enne con una vita disorganizzata, una famiglia anaffettiva, problemi economici e sentimentali. Ma anche qui la scrittura è brillante, gli espedienti narrativi efficaci, il ritmo sempre adeguato alle situazioni (ne abbiamo parlato nella puntata di The Good Place).
Guardano alle produzioni nostrane, se questa settimana televisiva potesse avere un titolo sarebbe probabilmente: Spazio alle donne. Sulla rete ammiraglia della Rai, infatti, domenica sera è tornata L’allieva Alice Allevi, con le repliche della seconda stagione, mentre le riprese della terza si sono fermate a due mesi dalla fine prevista, causa – neanche a dirlo – coronavirus. Il giovedì saluta, invece, una prima visione (Doc – Nelle tue mani) per accoglierne un’altra: Vivi e lascia vivere, 6 episodi con Elena Sofia Ricci, che riappare così nella serialità di Rai 1. Una scelta di palinsesto perfetta che, dopo un mese e mezzo di emergenza, ci traghetta, almeno virtualmente, dalla realtà ospedaliera agli spazi aperti dello street food.
Per tutte le altre sere della settimana, su RaiPlay potete recuperare le due stagioni di Non dirlo al mio capo, con una simpaticissima Vanessa Incontrada, o i sei episodi di Sirene, con il marchio di qualità di Ivan Cotroneo. Tornano qui, con le pinne e le squame, anche i superpoteri, ma le sirene sono, in questa serie, alla prese con vita e problemi del tutto umani, in un intelligente gioco di ruoli e stereotipi a parti invertite.
Insomma, per fare una sintesi a tema: dagli “amici di papà” (di Full House) alle “amiche di mamma” (di Fuller House) è stato un attimo durato qualche decennio. Ma ce l’abbiamo fatta.