Everyday Life: ispirazioni arabe per il nuovo, splendido, disco dei Coldplay
Scritto da il 4 Dicembre 2019
Essere una tra le massime band iconiche dell’ultimo ventennio comporta sempre avere la grande responsabilità di convincere e stupire ad ogni pubblicazione di un nuovo disco. Decisamente per i Coldplay l’ansia da prestazione, però, non è un problema e superano egregiamente la prova con Everyday Life, pubblicato lo scorso 22 Novembre 2019.
Quattro anni dopo A Head Full Of Dreams (il nome dell’ultimo album), la band Britannica si ripresenta con un’idea di musica camaleontica, capace di mutare e adattarsi perfettamente ai trend e ritmi dei tempi. Dalla stilosa, malinconica quiete dei primi dischi, l’impronta culturale di Chris Martin e i suoi si è progressivamente arricchita di toni vivaci e grintosi negli anni, per poi ritornare ad esplorare in nuovi orizzonti e territori musicali, in questo caso la Giordania.
E il nuovo progetto del quartetto Londinese è un ispirato omaggio a questa esperienza, oltre che un manifesto d’amore nei confronti del fare musica. Ascoltandolo, dalla prima all’ultima traccia, si è proiettati in una spirale in cui le emozioni hanno ampio respiro, grazie alla persuasiva atmosfera che lega le tracce. Riuscita è, infatti, la scelta di creare un filo conduttore tra un brano e l’altro, facendo coincidere le note finali dell’uno con l’inizio del successivo e creando, per l’appunto, un flusso continuo, di cui l’ascoltatore può godere fino alla fine.
Questa scelta dei Coldplay appare chiara si dalla prima traccia: lasciar spazio agli strumenti e far si che essi costituiscano la trama di una storia (la quale è arricchita da nostalgiche sequenze video per ogni pezzo su Spotify). L’introduzione è interamente basata sull’armonia rilassante creata dai violini e la voce di Martin s’innesta perfettamente con la parte melodica, che gioca un ruolo dominante grazie ai continui dialoghi tra gli strumenti, che fanno immergere l’ascoltatore in toni completamente innovatori, nei quali si riconoscono anche le trombe, come nel pezzo “Arabesque”. Il gruppo rende omaggio alla Giordania, che è stata terra ricca d’idee per questo nuovo capitolo della loro carriera. Magnifico poi come pianoforte e chitarra – la firma d’autore dei Coldplay – si fondano benissimo a questi toni arabeggianti, arricchiti da sussurri in sottofondo e cinguettii, proprio come in “WOTW/ POT”. Intuizione vincente anche la scelta di proporre tre brani in cui protagonisti sono solo cori con sottofondo strumentale (senza dunque voce solista), come “When I Need A Friend”. C’è, tra tutta questa sperimentazione, anche spazio per canzoni con schemi tipici del complesso; e parliamo nello specifico di “Daddy”, testo struggente su pianoforte ipnotico.
Un album che rimarrà nella storia!