NOVE MAGGIO. NAPOLI. LUNGOMARE. TRAMONTO.
Scritto da il 12 Maggio 2018
“NOVE MAGGIO. NAPOLI. LUNGOMARE. TRAMONTO.” Pochissime e tutte rigorosamente in caps lock le informazioni che LIBERATO ci ha dato per il suo concerto: quando e dove. Semplice. Concreto. Lapidario. Effetti di luci, fumo e controfigure a difenderlo dagli sguardi dei curiosi. Mi piace immaginare che una volta finito il concerto, si sia spogliato del bomber con la scritta e si sia confuso tra la folla, lui, spettatore di se stesso, a sentire e carpire da vicino, pelle a pelle, i commenti e le sensazioni dei fan. È vero, non sarà stato il concerto dell’anno, ha cantato solo le sei canzoni del suo repertorio, ma perché un ragazzo qualunque, che fra l’altro, canta in napoletano, è così tanto seguito da partenopei e non? Il 13 febbraio del 2017 pubblicava il primo singolo, ‘’9 MAGGIO’’, e da lì, in poco più di un anno, ha raggiunto una popolarità esorbitante, con video che superano milioni di views, una data già conclusa per Barcellona, circa 7000 i fan in un’altra data chiusa a Milano, e ora anche un concerto sul lungomare.
Tutti speravamo di sapere il suo nome. Lui non l’ha rivelato; non ci resta allora che cambiare la domanda da ‘’Chi è LIBERATO?’’ a ‘’Cos’è LIBERATO?’’. E su questo ci ha già detto molto. Inutile cercare di classificarlo: è una commistione di stili, fra un cantante neomelodico, un rapper-ultras, lontanamente indie, ma fa hip-hop; ha dei beat coinvolgenti, originali e invidiabili, ma evita i temi tipici dell’arte napoletana e, dopo averla spurgata da quegli elementi folkloristici e patetici, lascia l’aspetto poetico “care ncopp ‘o golfo ‘na stella… guarda ‘e fuoche abbascie Furcella” e romantico “parlammo chianu chiano, it’s me and you”. Sono strizzate d’occhio, scugnizzi sui motorini, scorci di Napoli, tramonti e respiri, il tutto avvolto da un alone di mistero.
Francesco Lettieri, procacciatore di tendenze come Calcutta, Giorgio Poi e i Thegiornalisti, ha raccontato tutto questo alla perfezione nei video che ha firmato per LIBERATO. Ha avuto un’idea in più, semplice ma efficace, quella di collegare i clip con un fil-rouge e, in particolare, gli ultimi due sono speculari fra di loro: mentre il primo racconta le giornate del due e tre maggio dal punto di vista di un lui, il secondo le stesse giornate ma dal punto di vista di una lei, per poi farli riunire, in entrambi i video, in un unico gioco di sguardi proprio sul lungomare. Legittimati dalla forma ripulita e ingentilita di un modello estetico vecchio ma nuovo, anche i non napoletani si sentono attirati da quell’idea di una Napoli non troppo lontana da loro, non troppo esclusiva, e certamente poco totalitaria, a cui troppo spesso siamo abituati. Rassicurato da ciò, chiunque si farebbe prendere dal fascino delle prospettive, ancora di più se viste dagli occhi di un ragazzo, che desidera e che ha quello che tutti noi desideriamo e abbiamo: una compagnia, delle storie da raccontare, gli amici fidati, una persona accanto, la sensazione di libertà di uno scooter portato senza casco, una sigaretta che brilla insieme a luci di periferia, un posto nel mondo. I sogni e le passioni degli artisti sono i sogni e le passioni delle persone comuni. La sua forza è in questo: dividendo la persona dall’artista è riuscito ad assicurare un feedback slegato dal suo personaggio, e in tal senso liberato, mettendo in evidenza solo se stesso e la sua arte, che piaccia o meno.
Forse, in questo, anche noi dovremmo slegarci dai nostri personaggi, abbandonando i nascondigli delle foto modificate su Instagram, delle tastiere dei computer, della paura dei giudizi, delle parole dette ma non pensate – fuori luogo, giuste o sbagliate che siano – e con ciò, finalmente, mettere in evidenza ciò che siamo, che piaccia o meno, per essere più “liberati”.
Foto di Sara Sabatino