Flavio Camorani racconta il Fender Museum
Scritto da il 16 Aprile 2019
Giovedì 11 aprile, durante la prima giornata della Spring Edition del Medimex 2019 , tra le varie iniziative, è stato inaugurato il “Fender Vintage Museum”, esposizione vintage dello storico marchio di strumenti musicali ed amplificatori, che dagli anni ’50 ai giorni nostri è il protagonista indiscusso della scena musicale rock e non solo.
Flavio Camorani, curatore della mostra, e aurore del libro “Our Vintage Soul”, presentato il 13 Aprile, con Vincenzo Atzori, presso la Fondazione dei Monti Uniti di Foggia, (luogo che ospiterà la mostra fino al 20 Aprile) ha scambiato quattro chiacchiere con noi sulla nascita di questa immensa collezione e sugli aneddoti legati ai più famosi rocker che hanno segnato in maniera indelebile la storia della musica.
“La mia storia è quello di un ragazzo comunissimo, che munito di tanta passione presa dai dischi in vinile del fratello più grande, negli anni ’70, comincia a raccogliere nei negozi di usato, queste chitarre che a quei tempi venivano ritenute ‘usate e non vintage’.[…] Lì nasce l’idea di questa mia raccolta che per circa quarant’anni è riuscita a comprendere l’intera produzione, ed è una cosa unica al mondo. […] Di un unica proprietà non esiste un’altra collezione, fino ad oggi, così completa del museo Fender. Si può esibire e portare in giro, metterla a disposizione di tutti proprio per la passione di farlo.”
Come ogni storia che si rispetti, parte dal principio, da un semplice sogno che con impegno diventa una realtà che Flavio porta di città in città e cura ogni giorno. Girando nell’esposizione è impossibile non restare affascinati dai modelli più rari.
“Di aneddoti ne ho diversi. Uno con il grande Jack Bruce, che purtroppo è scomparso qualche anno fa, che sfogliando uno dei libri che ho pubblicato ha visto la foto di uno dei bassi che usava con i Cream e mi disse in inglese –Wow ce l’ho anch’io, solo che il mio è più vecchio. Io ho risposto con -Vuoi fare cambio? E lui ha detto -No, grazie. […] O anche Nick Mason, batterista dei Pink Floyd, mi ha invitato alla presentazione ufficiale del suo libro, io andai con il mio gruppo […] Mi ha firmato ed autografato il rullante, […] e ha firmato “Grazie per mettermi in buona compagnia”. Perché sul rullante c’era già la firma di Billy Cobham, di Carl Palmer, di Ian Paice dei Deep Purple e di Stewart Copeland.”
Spiccano, nell’immensa collezione, alcuni pezzi rarissimi dalla fantasia floreale risalenti al ’68. Si tratta di una “Special Edition”, realizzata per Woodstock. Ciò che le contraddistingue dagli altri pezzi in circolazione, è la realizzazione: ovvero chitarre interamente ricoperte in carta da parati, e, proprio per questo sono soggette ad una rapida deteriorazione. Il fatto che siano più fragili le rende accattivanti? Può essere, sicuramente performano tanto quanto le altre!
Il Fender Museum è itinerante, e, con oltre 100 pezzi porta sulle spalle quarant’anni di storie differenti ed emozioni, trovando forma in un unico canale conduttore: la musica.