Gianmarco Saurino torna a Foggia con un suo spettacolo
Scritto da il 24 Gennaio 2018
Alla vigilia dello spettacolo “Condannato a Morte. L’inchiesta”, in scena il 26, 27 e 28 gennaio al Teatro dei Limoni, Radio NOVA IONS 97 ha incontrato il giovane attore Gianmarco Saurino, che proprio nello spazio scenico Via Giardino, a Foggia, ha mosso i primi passi di una brillante carriera che a soli 26 anni lo ha portato a lavorare in numerosi progetti teatrali e in tv in diverse fiction Rai, tra le quali “Che Dio ci aiuti“, “Studio Uno“, “Non dirlo al mio capo“.
Gianmarco, tornato nella sua città con il suo primo monologo su un tema delicato come la pena di morte, scritto e diretto da Davide Sacco e con con il patrocinio di Amnesty International Italia, ci ha raccontato delle sue esperienze in questa intervista.
D: Iniziamo con la domanda più semplice: come stai?
R: Bene, sono molto emozionato e ho anche un po’ d’ansia soprattutto per venerdì, perché è la prima e questo spettacolo non va in scena da due mesi e mezzo, dalla data di Roma a metà settembre. Adesso si riparte con una mini tournée che inizierà a Foggia. Io avevo tutte le intenzioni e la voglia di partire da qui, poi la settimana prossima andremo a Catanzaro, per poi scendere a Crotone, ritornare su verso Napoli e replicare la data romana il prossimo anno aggiungendo Milano, Udine, Torino.
D: Tu sei molto legato anche alla Calabria?
R: Sì, perché quest’anno insieme alla compagnia teatrale, Divina Mania ( nome ispirato ad uno scritto di Platone) – che ho formato insieme a uno dei miei colleghi fraterni, Mauro Lamanna – abbiamo organizzato la stagione del Teatro comunale di Catanzaro, che è stato appena ristrutturato, con un programma di nuova drammaturgia, un genere non molto diffuso in Calabria. Tra gli spettacoli della stagione, il 9 e il 10 febbraio, andrà in scena anche “Condannato a morte. L’inchiesta”, che, nonostante sia un classico, è stato attualizzato per renderlo estremamente contemporaneo. Purtroppo, il tema della pena di morte è ancora molto attuale.
D: Questa intervista ci permette di parlare di teatro. In occasione della scorsa intervista, negli studi della nostra radio, l’argomento principale era stata la tua partecipazione alla popolare fiction “Che Dio ci aiuti 4”, di cui sei stato protagonista. In che modo ti sei avvicinato al mondo della recitazione?
R: Io ho iniziato con il Teatro dei Limoni, a Foggia, che è un po’ casa mia. È il luogo in cui è nato tutto, la passione, la voglia di provare a fare questo mestiere straordinario che è quello dell’attore. Ed è proprio al Teatro dei Limoni che tornerò questo fine settimana con il mio spettacolo.
D: Ecco raccontaci del tuo nuovo spettacolo “Condannato a morte. L’inchiesta”.
R: Si tratta di un libero adattamento, mio e di Davide Sacco, che è anche il regista dello spettacolo, di un romanzo di Victor Hugo dal titolo “Ultimo giorno di un condannato a morte”, scritto alla fine del 1800, quando la pena di morte in Francia era ancora prevista per legge. Hugo scrisse un testo geniale il cui protagonista non viene mai svelato. Perché, per l’autore, è importante giudicare la vita del condannato, le ore che gli rimangono, non in base al reato che ha commesso, ma valutando semplicemente lo stato d’animo di un uomo che sa che dopo poche ore morirà. Conoscendo il personaggio, invece, il giudizio potrebbe essere influenzato dal crimine di cui è accusato. Hugo vuole creare un’empatia tra il condannato e il pubblico ed è quello che abbiamo cercato di fare noi con questo spettacolo. A Roma è andato molto bene e abbiamo ricevuto ottime critiche, ora ripartiremo da Foggia.
Nello spettacolo non si parla di morte, ma di quanto è importante la vita, soprattutto quando ci si accorge che manca così poco alla fine.
D: Un aspetto singolare è che un’opera scritta nel 1800 risulti ancora attuale 218 anni dopo.
R: E’ una di quelle cose che crediamo di aver debellato nella nostra civiltà moderna, ma in realtà non è così. Lo spettacolo ha, infatti, il patrocinio di Amnesty International, perché nell’ambito della narrzione, vengono elencati anche dei dati. Ad esempio: su 216 Paesi nel mondo, un terzo di essi, quindi 71, hanno ancora la pena di morte, e dal 2000 ad oggi sono 41mila i condannati a morte giustiziati, 3mila solo nel 2016.
Inoltre, va sottolineato che non si tratta di una rappresentazione del tutto realistica della situazione, perché la Cina, per esempio, nasconde i dati reali come “segreto di Stato”, quindi potrebbero essere molti di più, considerando anche la vastità di questo Paese. Un altro punto riguarda i suicidi nelle carceri: in Italia dal 2000 ad oggi i dati parlano di un morto suicida ogni 7 giorni, la maggior parte tra i 30 e i 44 anni, a causa delle carceri sovraffollate, con 57mila carcerati rispetto ai 49mila posti a disposizione. Noi abbiamo deciso di portare lo spettacolo all’interno dei penitenziari, partiremo da Rebibbia quest’estate e molto probabilmente gireremo per altre città, passando, forse, anche da Foggia. Ci stiamo lavorando.
D: Come è nata la scelta di lavorare su questo testo?
R: L’idea è partita dal regista Davide Sacco, napoletano di 29 anni e con una grande passione per i classici. Lui, inizialmente, mi ha proposto di fare una lettura di questo testo. Poi ci siamo fatti prendere dalla situazione e abbiamo pensato di mettere in piedi un vero e proprio spettacolo. Questo weekend saremo in scena al Teatro dei Limoni e abbiamo aggiunto una nuova rappresentazione domenica sera per la grande richiesta di biglietti.
D: L’amore e la passione che hai per il teatro si notano da come ti brillano gli occhi quando ne parli.
R: Io vorrei chiedere, a tutti coloro che saranno presenti allo spettacolo, di venire con sincerità, a cuore aperto, perché è uno spettacolo complesso. Per me e Davide Sacco che lo portiamo in scena, ma anche per chi lo viene a vedere. Spesso capita di assistere a spettacoli perché recitano amici, colleghi, parenti. In questo caso io vorrei che le persone venissero a vedere una storia, una storia che parla di vita. Questo è il mio invito per chi vuole venire allo spettacolo. A me, poi, non piace dire che è “sold out”, usano tutti questa espressione, forse per colpa dei Thegiornalisti, ma a me piace dire “sò finiti i posti”!
D: Cosa significa per te tornare al Teatro dei Limoni da “famoso”?
R: In realtà mi interessa tornarci e basta, perché è passato molto tempo. Quello che è successo in mezzo è un accessorio. I lavori che ho fatto in Rai, che mi hanno permesso di avere un po’ di popolarità, in questo caso non sono così “importanti”, perché ciò che conta è tornare al Teatro dei Limoni e iniziare da lì.
D: Prima dello spettacolo cosa fai per alleggerire la tensione?
R: Beh un “gesto” nato proprio al Teatro dei Limoni. Stavo preparando il monologo per entrare al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, tratto dal film “Will Hunting”, interpretato da Matt Damon. Roberto Galano, il direttore artistico del Teatro dei Limoni ( che ringrazio perché è stato il mio maestro, oltre che un amico) non era contento di come stesse andando l’interpretazione. Allora mi ha mandato dietro le quinte, dicendomi di tornare dopo 5 minuti, portando in scena qualcosa di sensato. Io, istintivamente, ho messo le mani sulle orecchie per tapparle e cercare nel mio cervello quel “qualcosa” che mancava. Così ho trovato la soluzione: il monologo andò molto bene, infatti mi ha permesso di entrare al Centro Sperimentale e, soprattutto, ho conservato quel gesto come portafortuna prima di andare in scena.
D: Quali sono alcune delle prossime date della tournée?
R: Saremo a Napoli dal 3 al 5 marzo al Teatro dell’Accademia delle Belle Arti. Lo spettacolo è un work in progress e la maggior parte delle scenografie sono realizzate proprio dall’Accademia delle Belle Arti, ma torneremo a Napoli anche l’anno prossimo. Poi quest’estate, probabilmente, farò un reading con Marco D’Amore e Marco Palvetti (rispettivamente Ciro Di Marzio e Salvatore Conte in Gomorra) in occasione del Napoli Teatro Festival.
D: Quali sono i tuoi progetti futuri?
R: Ad Aprile tornerò in televisione nella seconda stagione della fiction “Non dirlo al mio capo”, trasmessa dalla Rai, in cui sarò il nuovo protagonista insieme a Lino Guanciale, Vanessa Incontrada e Antonio Gerardi. Saranno dodici episodi divisi in sei serate. Poi verso la fine di Aprile inizieremo le riprese di “Che Dio ci aiuti 5”, che uscirà, probabilmente, non prima di gennaio 2019.